Il giovanissimo Joe Foster, nel 1943, vince una gara di corsa e si aggiudica come primo premio un dizionario sudafricano.
Non un granché.
Ma a sua insaputa, molti anni più tardi, quel premio diventa fonte di ispirazione per il nome della sua azienda.
Sfogliandolo, Foster si imbatte nella parola “rhebok”, una veloce gazzella africana.
Darà all’azienda appena fondata il nome Reebok.
Alla fine degli anni '70, quando la moda del running impazza in America, l’azienda britannica decide di attraversare l’oceano sbarcando sulla East Coast alla conquista di un mercato in espansione.
Il resto è storia, con la quotazione alla Borsa di New York nel 1985 a decretarne il ruolo da protagonista su scala globale.
Leggendo la sua biografia (Shoemaker: The Untold Story of the British Family Firm That Became a Global Brand) non sfuggono sicuramente i grandi successi professionali ma anche i difficili momenti vissuti.
Come racconta Joe, ogni evento gli ha regalato una lezione.
«A volte fare un passo indietro ti permette di vedere il percorso che potrebbe portarti avanti in futuro»
alla prossima e buon weekend,
Andrea