Alert: quella di stamattina è una storia emotivamente forte. Mi sono commosso scrivendola. Della serie: se non sei in giornata, valuta se leggerla in un altro momento.
È la storia di un padre, Andrea Chiaravalli, sessantenne designer milanese con la passione per le corse estreme.
Nel 2012 si stava allenando per un trail particolarmente impegnativo intorno al Monte Bianco, quando sua figlia Greta, otto anni, si ammala.
Di un male incurabile, che in pochi mesi la porta via dalla sua famiglia.
«Ti passa completamente la voglia di vivere, di andare avanti, ma sei costretto a riprenderti, a rituffarti nella quotidianità»
Racconta Andrea.
Greta era felice quando lo vedeva andare a correre.
Gli faceva sempre la stessa bellissima domanda: “Papà, vengo a correre con te?”.
E dopo il dolore inimmaginabile che si è trovato ad affrontare, lui ha rinunciato a quasi tutto.
Ha venduto le sue amate moto. Ma non ha mai smesso di correre. Ha iniziato a cercarla sempre di più in quei momenti.
«Dopo, nella corsa ho trovato sollievo. Non nel jogging cittadino sull’asfalto, ma nei boschi, il silenzio della natura mi conforta e ho sempre la sensazione di averla accanto»
Quando affronti una difficoltà come questa, non puoi dimenticare chi ti è stato accanto.
E durante la malattia, Andrea e la sua famiglia avevano trovato un grande sostegno in Vidas e l'hospice pediatrico.
Così il designer a Novembre 2023 è partito per il Nepal per prendere parte a una ultramaratona, la Everest Trail Race con una raccolta benefica in loro favore.
Una sfida dal titolo "26,000 con Greta".
«Ventiseimila metri di dislivello in totale, una gara difficile, provante, si procede a tappe, sei giorni senza mai fermarsi. Ma più in alto vado, più sento Greta vicina»
È riuscito a completare quella che si era promesso sarebbe stata l’ultima grande corsa.
E aprendosi e raccontando la sua storia sui media, è riuscito a raccogliere più del previsto: 100.000 € per aiutare altri bambini.
«La nostra figlia maggiore, Marta, che ora ha 32 anni e quando ha perso sua sorella stava studiando medicina e ha scelto di fare l’oncologa, mi ha detto che era incinta. Allora ho pensato che la vita continua, che nasce un’altra storia, e che mi sarei fermato. Dopo 100 km di corsa mi sono trovato davanti l’Everest e mi sono messo a piangere. Non era disperazione e nemmeno gioia, era perché avevo trovato quello che cercavo»
alla prossima,
Andrea
Fonti: Lifegate, Mario Calabresi, Corriere della Sera
Occhi lucidissimi.
Il correre, la montagna, il silenzio, la natura, le lacrime che scendono senza che neanche te ne accorgi...so come ci si sente...purtroppo l'ho provato per mia moglie...ti sono vicino Andrea..