La vita ci spezza tutti, ma alcuni diventano più forti nei punti in cui si sono spezzati.
Una frase dello scrittore Ernest Hemingway che potrebbe adattarsi bene alla storia di Paula Radcliffe.
Una delle più grandi maratonete di tutti i tempi, con una carriera costellata di successi ed enormi delusioni.
Biondissima, britannica.
Nel 2002 fa il suo debutto in una maratona: vince quella di Londra.
Nello stesso anno vince anche quella di Chicago.
Ma è il 2003 l’anno in cui entra nella storia vincendo nuovamente quella di Londra con un record mondiale: 2:15:25.
Un tempo pazzesco che rimane imbattuto per ben 16 anni, fino al 2019.
Paula diventa per tutti la regina della maratona.
Può vincere tutto per decenni, dicono gli addetti ai lavori.
Ma la vita segue traiettorie imprevedibili.
Arriva alle Olimpiadi di Atene del 2004 da favorita per la medaglia d’oro. Ma il giorno della maratona è caldissimo. Lei arriva da un infortunio nelle settimane precedenti.
Sta lottando per il podio ma a un certo punto il suo corpo cede: le gambe prive di energia, la mente si offusca. La sua gara si conclude in lacrime al 36° chilometro.
Un fallimento che la colpisce forte. Ma si rialza.
Nel 2004 vince la maratona di New York, e le successive maratone che corre fino al 2008.
Poi torna la sua maledizione olimpica. Implacabile.
Pechino 2008. Si presenta nonostante una frattura alla gamba sinistra, arriva 26esima.
Londra 2012, la gara della sua ultima possibilità olimpica. Non gareggia nemmeno, fermata da un infortunio a un piede.
Continua a correre, perseguitata dagli infortuni.
Nel 2015 si avvia verso il ritiro, correndo con il sorriso la gara in cui tutto era cominciato: la maratona di Londra.
Il pubblico la osanna, celebrando l’ultima recita della “regina della maratona”.
«La maratona rappresenta l'esistenza: ha punti bassissimi, che devi superare, e momenti d'estasi, che ti sforzi di prolungare. È un'esperienza spirituale attraverso la quale entri più profondamente in contatto con te stessa, trovando le risposte che cercavi.»
alla prossima,
Andrea
Grazie 🤗
Tanto di cappello alla maratoneta ma mi sembra la vecchia malsana e ormai superata filosofia "no pain no gain"