Molti esperti ritengono che per fare grandi tempi sulla maratona servano altopiani africani e uno stile di vita completamente dedicato alla corsa.
A smentirli tutti è arrivato un impiegato statale giapponese: Yuki Kawauchi.
Si allena una sola volta al giorno, prima di fare le sue otto ore di lavoro.
Ha stupito tutti arrivando terzo alla Maratona di Tokyo nel 2011 in 2h 08' 37".
Da allora ha continuato a completare maratone con grandi tempi tanto da arrivare a vincere la Boston Marathon del 2018 in 2h 15' 58″, in condizioni climatiche proibitive e lasciandosi dietro tutti i talenti africani, favoriti.
Uno stakanovista delle maratone.
Non è un atleta professionista, ma un impiegato statale.
Non ha un allenatore, ma si prepara da autodidatta i programmi di allenamento.
Non ha un manager e nessun team che lo segue.
Non può avere sponsor o ricevere premi in denaro per il suo lavoro pubblico.
Ma nel 2023 ha stabilito il record di 105 maratone portate a termine sotto le 2 ore e 20 minuti.
Per questo suo modo di essere in Giappone è diventato una vera e propria fonte di ispirazione per milioni di appassionati che vedono in lui un samurai della corsa.
Ribelle. Antieroe. Outsider. Per lui ci sono tante etichette, ma quella che lo descrive meglio è il soprannome che gli hanno dato: “citizen runner”.
Il cittadino corridore.
«Preferisco correre liberamente, senza allenatori o il peso di un team. Diversamente dai professionisti, non corro per vincere premi in denaro o per trovare degli sponsor. Corro per soddisfare il mio interesse personale e per sfidare me stesso. Non voglio perdere la mia libertà»
alla prossima,
Andrea
Fonti: Gazzetta dello Sport, La Repubblica
Coltivare una passione per il gusto di farlo, senza l’esigenza di monetizzare, trasformarla in un brand o in un business. Che meraviglia, che libertà. Grazie!
serenamente bisogna riconoscere che i giapponesi (avranno anche loro dei difetti sia chiaro) hanno una filosofia di vita molto più nobile di noi occidentali, per non parlare di civiltà e correttezza