Siamo propensi a fidarci maggiormente di chi ha un affrontato esperienze simili alle nostre.
Per questo Tegla Loroupe ha voluto diventare una delle maratonete più forti del mondo.
Per provare a cambiare il futuro del suo villaggio.
«Non si può educare gli altri su qualcosa che non si è vissuto in prima persona. E ora, quando parlo di sport, le persone mi capiscono. Capiscono che una ragazza proveniente da una tribù come la loro può portare ricchezza e benessere alla sua famiglia attraverso lo sport e l’educazione.»
Nata nel distretto di West Potok in Kenya nel 1973, Tegla è cresciuta in una famiglia “abbastanza” numerosa, con 24 tra fratelli e sorelle.
Ha dovuto lottare per poter frequentare la scuola, invece di seguire il percorso di quasi tutte le donne della sua tribù: occuparsi della terra, degli animali e dei figli.
Lei era curiosa.
Come molti bambini kenyani, per arrivare a scuola, doveva percorrere scalza un bel po’ di chilometri. Quasi venti: dieci all’andata, e dieci al ritorno.
Sfidando i compagni di classe lungo i sentieri polverosi, scopre la passione per la corsa.
Partecipa alle prime corse scolastiche.
Nel 1988, dopo aver completato la scuola primaria, un allenatore locale nota il suo talento.
Contro il parere di molti nel villaggio, la sua famiglia la supporta nel seguire la carriera sportiva.
Nel 1994, a 19 anni, Tegla esordisce nella New York City Marathon.
La vince.
È l’inizio della straordinaria carriera della “piccola” kenyana, alta 153 cm.
Diventerà una delle migliori atlete degli anni ‘90 e 2000.
Ma come dicevamo all’inizio, non ha fatto tutta questa fatica solo per una medaglia.
Lei voleva cambiare il mondo, partendo dal suo villaggio.
Nel 2003 decide allora di creare una fondazione e lanciare la prima Peace Race: una gara di 10 chilometri, nella sua terra, con l’obiettivo di far correre insieme le tribù che normalmente erano in guerra tra loro.
Ci riesce. In tre anni si riducono le vittime dei conflitti civili.
Diventa un esempio di speranza nel continente.
Nel 2006 viene nominata Ambasciatrice ONU dello Sport.
Alle Olimpiadi di Rio del 2016 Tegla diventa rappresentante del team di atleti rifugiati, in un progetto sponsorizzato da On Running, emergente brand svizzero.
Ha smesso di gareggiare da decenni, ma continua la sua missione.
«Non corro solo per vincere gare. Corro per costruire ponti, per cambiare il mondo, un passo alla volta.»
alla prossima e buona settimana (ultima settimana del 2024 per Goodmorning Runlovers🧑🎄)
Andrea
tanti tanti applausi, la vita che realmente prolifera e si moltiplica, e perdurerà anche dopo la morte, forse il vero modo per perpetrare la nostra esistenza, come quella dei figli
è facile a dirsi ma a farsi, devi avercene di coraggio e forza d'animo