In alcune, bisogna solo tener duro.
Brian Boyle nel 2004 è un giovane atleta che sta iniziando il College.
Sta tornando a casa in auto, dopo un allenamento in piscina.
Percorre la solita strada. Ma improvvisamente la sua auto viene travolta da un enorme camion che non si è fermato ad un incrocio.
Un bruttissimo incidente, Brian è in condizioni gravissime.
Quasi tutti gli organi principali sono danneggiati. Dal cuore ai polmoni, costole e bacino in frantumi. Ha perso il 60% del sangue nel suo corpo.
Viene messo in coma farmacologico per due mesi.
Dopo 14 operazioni e 36 trasfusioni, si sveglia nella stanza 19 dell'unità di terapia intensiva. Ma non sa come ci è arrivato.
Probabilmente il destino ha deciso di dargli un’altra possibilità. Ma non sarà una passeggiata.
Al risveglio dal coma non è infatti in grado di muovere gli arti, e comunicare.
Iniziano lunghi mesi di riabilitazione. Il personale medico lentamente gli insegna di nuovo a parlare, mangiare, fare la doccia, allacciarsi le scarpe.
Con il tempo e lo scorrere delle stagioni, passa dalla sedia a rotelle ai primi passi indipendenti.
Torna lentamente a camminare. Poi a nuotare in piscina.
Insomma, a riprendere in mano la sua vita con i sogni che aveva riposto nel cassetto qualche anno prima.
«Voglio andare al college, tornare nella squadra di nuoto e un giorno competere in una gara di triathlon»
Un passo alla volta.
Sei mesi dopo Brian inizia il suo primo anno al St. Mary's College nel Maryland.
Due anni dopo, il 13 ottobre 2007, partecipa su invito all’Ironman delle Hawaii.
La sua storia è di ispirazione per migliaia di persone in tutto il mondo.
Nel 2009 ha pubblicato un libro intitolato “Iron Heart”, in memoria dell’enorme cicatrice che ha vicino al cuore.
Nel 2012 è stato premiato alla Casa Bianca da Barack Obama, che gli ha conferito il premio “Champion of Change” per il suo servizio di volontariato con la Croce Rossa americana.
«Dai fiducia a te stesso, per tutte le giornate difficili che hai superato, quando invece pensavi che non ce l'avresti fatta»
alla prossima,
Andrea
Fonti: Triathlon Inspires, Triathlete
Fa sempre bene leggere queste storie che ci ricordano che impossibile, a volte, è solo un limite mentale.
Non sono molte le persone che hanno una reazione così importante. Se solamente facessimo 1 millesimo di quello che ha fatto per ritornare a vivere saremmo tutti molto contenti e con un alto valore di autostima. Purtroppo ogni giorno veniamo inghiottiti da una miriade di problemi e siamo accompagnati dalla sfiducia. Invece dovremmo reagire. Questa storia di vita ci dà modo di pensare, e come affrontare le difficoltà che la vita ci propone .tutti nel nostro piccolo dovremmo fare una ironman. Io la chiamerei IRONMANDAY.