La storia di Filippo Canetta l’avevamo approfondita qualche mese fa.
In questa puntata, aveva raccontato come a 35 anni faticasse a correre anche solo 5 chilometri. Per poi affacciarsi in qualche anno al mondo delle ultramaratone, correndo nei luoghi più remoti del mondo.
Come nel Sahara, durante la Marathon des Sables.
Una gara di 250 chilometri nel deserto, a tappe. Con uno zaino sulle spalle a portare cibo, rifornimenti e lo stretto necessario.
«Non riesco a prendere sonno, pensieri contrastanti affollano la mia testa, esco dal sacco a pelo per schiarirmi le idee con l’aria fredda della notte. Il buio non è disturbato da nessuna luce artificiale, la luna non ancora sorta, alzo lo sguardo e la volta celeste è lì a un centimetro dalla mia faccia. E’ di una bellezza disarmante, ci sono stelle, costellazioni, nebulose che non avevo mai visto, sembra di essere dentro una di quelle sfere d’acqua con dentro i brillantini.
Questo è uno di quei momenti lì: in cui capisci qual è il tuo posto nel mondo e ti riconnetti con la natura, con la tua natura. Sarà molto dura tornare alla vita di tutti i giorni dopo un’esperienza del genere.
Spostarsi correndo nel deserto tutti i giorni ha un che di ancestrale, vivere con poco, senza elettricità, acqua corrente, telefono, alzarsi quando sorge il sole, addormentarsi quando cala, condividere con gli altri i momenti difficili e quelli meravigliosi, è un vero e proprio ritorno alle origini del uomo.»
buon weekend e alla prossima,
Andrea
Fonti: Wild Tee
siamo viandanti ancestralmente, ma ci rinchiudiamo su 4 mura, questo fa impazzire il nostro sistema vitale, se non equilibriamo con sufficiente tempo fuori,
oppure in altri casi ci adagiamo e diventa la nostra culla,
l'essere umano trova i suoi sistemi per stare bene, ma è una illusione, andare oltre richiede coraggio ed energia, ma ne vale la pena, crediamoci
Io mi sto preparando! Ci vorrà uno o due anni ma ci arrivo!🍀