Viviamo in un epoca in cui siamo bombardati di proposte commerciali.
In quella che Patagonia chiamava Shitthropocene.
Prodotti (o servizi) di cui non sentiamo l’esigenza.
Che probabilmente non ci servono.
Ma che siamo spinti ad acquistare con la promessa che ci semplificheranno la vita, facendoci stare immediatamente meglio.
Il marketing nasce per creare dei desideri che vorremo subito soddisfare. Nella maggioranza dei casi, acquistando qualcosa.
Subito.
«È più facile sopprimere il primo desiderio che soddisfare tutti quelli che lo seguono.»
Frase di Benjamin Franklin, ritenuto uno degli uomini più influenti della storia americana.
Sottolinea come la chiave per evitare questo meccanismo sia intercettare e fermare il primo desiderio.
Se lo assecondi, ottieni una gratificazione istantanea. Provi piacere. Diventa il tuo standard.
Ma se invece accetti di rinunciare, provi qualche disagio, qualche “non piacere”.
All’inizio è difficile. Ma poi ti aiuterà ad apprezzare in maniera consapevole e profonda i momenti di vero piacere.
Un esempio concreto, legato alla corsa, come piace a noi?
Deserto dell'Oman. Il giornalista e runner Adharanan Finn è finito li per correre la sua prima ultra-maratona e scriverne un articolo per il suo caporedattore al Financial Times.
Sfinito fisicamente e mentalmente da questa prima esperienza, si trova a dividere gli ultimi tratti della corsa con una coppia di sessantenni tedeschi.
Ascolta e partecipa alla loro discussione, intercettando questa riflessione della moglie: «Perché facciamo tutto questo? Abbiamo una casa cosi bella..». Il marito le risponde «Proprio perché abbiamo una casa cosi bella»
Se la felicità non si trova nel comfort, si può cercare nella sua mancanza?
alla prossima,
Andrea
la felicità non si trova dove la cerchiamo, perchè cerhiamo sempre e solo con criterio razionale,
arriva dalle sensazioni ed emozioni inattese e non pianificate, quelle di cui avevamo bisogno per sentirci vivi
C'è sempre qualcosa di magico nella mancanza